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"vivi una vita in cui ti riconosci"Tiziano Terzani

martedì 25 febbraio 2014

Viaggio in patagonia

Spesso credo di aver raccontato ai miei amici di questo viaggio. Il viaggio più bello più duro e più intenso forse che abbia mai vissuto. Iniziato in realtà un po' di tempo prima, nel momento in cui decisi di andarci. Per mesi da quel momento tutto era girato attorno alla pianificazione e all'allenamento per quel viaggio.
Partita da sola con l'idea di chiudere in bellezza una lunga storia di condivisione con il mio ex ragazzo che avevo conosciuto 11 anni prima grazie alla passione condivisa per il sud america, posto dove avremmo sempre voluto andarci insieme ma il destino pare non abbia voluto, proseguo con lui per il resto del viaggio.
Dopo che da più un anno le nostre vite avevano preso strade diverse, lui era partito per un lungo viaggio in bici dall'equador alla fine del mondo, e io avevo deciso di raggiungerlo per condividere  l'ultimo viaggio  nel posto dove avremmo sempre voluto andare: il sud America!
Ho deciso di raccogliere foto e racconti per riunirli in un unico post e rivivere IL VIAGGIO.

Immobilità forzata 6/12/2010

Ho avuto una gran rabbia solo le prime ore dopo che mi sono rotta il dito, rabbia per la paura di dovermi fermare e di perdere tutto l'allenamento fatto fino a quel momento, rabbia con contro il tipo con cui mi sono scontrata, rabbia a pensare di dover star ferma.....

Stare fermi e soli ti obbliga a pensare. Per forza. Così in realtà per la prima volta dopo aver prenotato il biglietto mi sono ritrovata a mettermi a pensare alla mia partenza e al viaggio.
Sono a casa da lavorare da una settimana, una settimana che in realtà è volata, e che anche ora guardo l'ora senza che mi rendessi conto che ormai è già l'una di notte e anche oggi non mi sono "fermata" un attimo...a volte mi chiedo come fa la gente ad annoiarsi...e come ho fatto io a perdere così tanto tempo nella mia vita in passato ....ma questa è un altra storiaccia...
Cmq da quando sono a casa il viaggio sta prendendo la sua forma.

 Verso la patagonia 6/12/2010

Sono mesi che è iniziato questo viaggio. Anzi, mi sa che era da anni che mi covava dentro, da molti anni....all'incirca 11 direi.
Ma questa è una lunga storia, anche un po' troppo personale  per renderla pubblica, fatto che sta che ho deciso di andare in Patagonia e quindi di tornare in America Latina perchè devo, come dico io, "chiudere un cerchio" e per farlo ho bisogno di tornare a fare un viaggio da sola come ho fatto tanti anni fa, in quella terra che me ha rubò un pedazo de corazon.
Il biglietto aereo l'ho comprato con un anticipo tale che nel frattempo avrebbe anche potuto fallire la compagnia aerea. Sono fatta così: quando decido una cosa devo farla assolutamente subito, non sarei esagerata nel dire che quando voglio davvero una cosa è come se la volessi con tutti e cinque i sensi!
Dal momento in cui ho comprato il biglietto ho iniziato ad intensificare e finalizzare ancora di più i miei allenamenti. Allenamenti che non sono finalizzati ad una gara che si brucia in 3/4 minuti come sono abituata a fare, ma allenamenti alla resistenza in generale. Così ho passato l'estate a correre, a pedalare e a nuotare, con costanza, con lunghe distanze, sotto la pioggia, nei saliscendi dell'appennino, a fare lunghi trekking in solitaria e in autonomia, andare andare andare, non interrompendo mai l'allenamento. Fino alla settimana scorsa quando per forza l'ho dovuto interrompere per la frattura di un dito del piede.
Fratturato durante un seminario di yoga!!!

La macchina si rimette in moto 7/12/2010

 Un mese completamente ferma non esiste, non poteva essere....oggi dopo 10 girni dal fattaccio ho preso e sono andata in palestra. Mi sono messa nelle mani dell'istruttore ammettendogli anche che vado perchè non posso fare altro, ma che non sono per niente un amante della palestra e poi via con bicipiti, dorsali tricipiti ect per poi finire con 40 min di ciclette e finalmente una bella sudatona. Non ho voluto fare troppa fatica come primo giorno comunque mi ci voleva.Contenta di potermi continuare ad allenare!!!:-)))

Sgambatina nella bassa 8/12/2010

 E oggi ho ripreso a pedalare. In macchina mentre ero di ritorno dal pranzo con mia madre, mentre passavo per le strade di campagna saliva in me la voglia di prendere la bici e di andare in mezzo alla nebbia e così ho fatto. Ero partita con l'idea di fare "solo una sgambatina" per provare un po' le gomme nuove e comunque avevo sia l'orario della mutua che un altro appuntamento quindi non potevo tardare. Parto quindi senza essermi programmata nessun giro, e accendo il gps...che sta nella parte irrazionale del mio cervello! L'istinto mi porta "lontano" dai centri abitati, mi addentro nelle viuzze sterrate della campagna in mezzo a canali, stagni, pozze d'acqua dove la nebbia si fa più fitta e dove oltre a me ci sono solo poiane, aironi, qualche gatto paziente davanti a una tana e fagiani.
Il silenzio è totale, si sente solo il fruscio della ruota sull'asfalto e più spingo sui pedali più ci prendo gusto. He si anche la bassa ha il suo fascino. Sono persa nella nebbia e non ostante pedali senza tregua le mie gambe non si scaldano. Qui il freddo ti entra dentro e se tremi tremi dal midollo. Mentre pedalo la mente viaggia. Mi viene persino da pensare, che se uno è abituato a stare nella bassa non può temere posti tanto peggiori, o meglio sicuramente ci sono posti anche più avversi, ma già quest'ambiente tempra bene. Non è la prima volta che mi viene pensarlo facendo paragoni...Quando andai in borneo ricordo che qualcuno si raccomandò di ricordarmi il repellente per gli insetti e a me venne da pensare che se non l'ho mai usato in un posto dove le zanzare si fanno il barbequeu con lo zampirone figuriamoci cosa mai dovrò temere nel borneo....non avevo tenuto conto di ragni giganteschi, e rane velenose....ma questa è un altra storia!!!
Alla fine faccio una cinquantina di km, quasi tutto sterrato, pensando che pur non volendo ancora una volta torno a casa infangata, con le tre dita legate completamente congelate, ma contenta.Non era poi tutta sta cosa, anche con un dito rotto si pedala!!!

Venerdì sera prima della partenza 21/01/2011

 Venerdì sera, ormai ci siamo...a due giorni prima della partenza sono qua che ancora non sto facendo altro che pensare a cosa mi sto dimenticando.
Sono mesi che mi preparo e penso a questo viaggio.
Questo è un viaggio diverso da tutti gli altri, questo è il viaggio. Un viaggio per il quale in reltà sono partita già da parecchi mesi e che è cresciuto e si è evoluto dentro di me con me. Dopo tanta aspettativa non mi sembra vero che questa è la penultima sera che dormo nel mio letto.

Patagonia!!!!!!! 

Mentre sto cercando di prendere sonno al calduccio del mio sacco a pelo da lontano sento un rumore sordo simile ad un tuno. Sono gia' in dormiveglia ma realizzo essere il rumore di un pezzo di chiaggio che si stacca dal ghiacciao che si trova poco lontano dal campeggio nel parco Quelat dove sto campeggiando. Sono nella  patagonia chilena !  Oggi e' il quarto giorno che pedalo e finalmente sembra che sto ricominciando ad ingranare e a prendere il ritmo giusto. Da domani infatti iniziero' ad aumentare il kilometraggio. Fin dal primo giorno  mi sono resa conto che avrei dovuto almeno all'inizio ridimensionare un po' la mia tabella di marcia decisamente troppo ambiziosa per una che prima di partire ha passato in casa ben tre settimane dovendo fare tre cicli di antibiotici (robaccia che credo di aver preso a dir molto due volte in vita mia) causa febbre e bronchite!
Lascio il porto del Chaiten senza riuscire a togliermi dalla faccia un sorriso ebete mentre pedalo. Riesco anche a sbagliare strada e farmi "a gratis" un 10 km di sterrato in salita che non mi portano da nessuna parte e per fortuna che non avevo le cuffiette nelle orecchie quando un cileno mi ferma per dirmelo! Riprendo la strada giusta e ricomincio a pedalare con il mio bel sorriso stampato sulle labbra fino a che la strada inizia ad arrampicarsi in una lunga salita. ho gia' fatto 70 chilometri e inizio ad essere provata, in piu' lo sterrato e' sabbioso e non riesco nemmeno a tenere il controllo della bici. Niente da fare , non vado. Mi fermo e mi ficco in bocca quattro barrette, dando la colpa al calo di zuccheri (ovviamente non ci penso neanche che semplicemente non ne ho piu'....). Ricomincio a spingere la bici, tre pedalate e giu' a spingere, tre pedalate e giu' a spingere. Ogni tanto mi giro per guardare la strada che ho gia' percorso e cerco di farmi coraggio. Poi (pur sapendolo) fermo una macchina per chiedere quanto manca a Santa Lucia. Qundo il tipo mi conferma i 40 km che mi aspettavo inizio ad abbattermi... Da li in poi ogni macchina che passa inizio a pensare di fermarla per chiedere un passaggio. Resisto per un po' poi quando vedo arrivare un pick up in lontananza cedo, lo fermo e mi faccio dare un passaggio per superare la salita. Sono un po' abbattutta, ma realisticamente parlando mi rendo conto che continuare da sola non sarei piu' arrivata. Mi faccio scaricare a qualche kilometro dal paese quando dall'alto della salitona inizia a intravedersi Santalucia. Rimonto in sella e mi lascio portare a valle.  Da lontano una bicicletta mi viene incontro. Ci si aspettava e ci si riconosce subito. Appena ci incontriamo io e Marco ci salutiamo con un lungo abbraccio, contenti di ritrovarci e di condividere (almeno in parte) un altro viaggio.
 Il secondo giorno dopo qualche ora che pedalo sotto la pioggia mi sorprendo a non esserne infastidita per niente. In effetti prim di partire mi ero ripetuta in continuazione come un mantra che in questo viaggio sarei stata pronta a tutto de in particolare  alla pioggia che tutto sommato sulla carettera austral puo' anche avere i suoi lati positivi visto che almeno non sono cosretta a mangiare polvere ogni volta che passa un mezzo. Peccato solo che la tuta che doveva essere super impermeabile e traspirante in relta' non lo e' e mi ritrovo a pedalare sotto l'acqua   completamente fradicia. Visto che abbiamo margine di tempo decidiamo di fermarci alla junta dopo una settantina di kmetri dove incontriamo Simon un ragazzo inglese simpaticissimo (che di inglese ha solo la lingua) che sta viaggiando in bici dall” Equador con il quale passiamo un po' di tempo a chiacchierare e a scambiarciqualche dritta.  
Il terzo giorno di pedalata ovviamente buco, e ovviameente buco quella dietro il che vuol dire dover smontare tutte le borse per togliere la roba e mettersi li ad aggiustare....Non so nemmeno io come ho fatto, ma la camera d'aria a ben tre buchi!!!Ole'!!!La prendo in ridere tanto ci aspetta una tappa corta e sono comunque contenta di essere fuori in mezzo alle montagne con un tempo splendido.
Quando ripartiamo ci fermiamo anche in una finca a comprare queso (formaggio) che qua devo dire non essere niente male!!!
Facciamo tappa a Villa amenegual un gioiellino incastonato in mezzo alle montagne. Una delle cose che mi sono saltate all'occhio nei vari paesini che abbiamo passato e' che c'e' veramente "el basico": l'insegna supermercado e' posta sulla porta di negozietti che da noi sarebbero come delle drogherie e l'altra cosa e' che non ci sono bar!
La gente per socializzare si trova a casa da uno o dall'altro o se il tempo lo permette formano chiacchierano per la strada.
Lasciamo il villaggetto sotto una pioggerellina fine ma insistente tutti incapucciati. Durante il percorso il tempo cambia in continuazione dopo un po' che pedaliamo infatti arriva il sole ad asciugarci e poi ancora la pioggia e anche il vento sembra non sapere bene che dirzione prendere. Quando arriviamo a Minehuales sotto una pioggia battente siamo indecisi se fermarci o meno e mentre siam fermi davanti ad un "supermercato" per decidere arrivano altri ciclisti che avevemo conosciuto i giorni precedenti. Alla fine decidiamo di rimanere tutti insieme e andare a cercare un posto di cui qualcuno ha sentito parlare che ospita i ciclisti.  Siamo felici di essere restati se non altro per aver conoscito Jorge, un "ex Ciclista" (che pero' ancora tiene l'animo) che siccome ha una casa molto grande (ha uno spazio che prima utilizzava come palestra) da un tetto gratis ai ciclisti che passano per di li offrendo bagno, spazio per cucinare un ospitalita' da non credere e una fonte di informazione interminabile su tutta la carettera austral. Ha un sito http://www.elcazadordeciclistas.cl/ e il suo sogno e' quello di fare in modo che altri come lui sulla caretera austral possano offrire un tetto e un posto per cucinare a gratis permettendo facendo in mondo che la cosa non diventi un obbiettivo commerciale, ma solo un appoggio per chi viaggia in queto modo. Rimaniamo molto tempo con lui a chiacchierare e a scambiarci informazioni anche sul nostro progetto di viaggio legato al popolo saharawi e alla fine ci salutiamo con la speranza e l'augurio di poter realizzare i nostri sogni...piccole gocce nel mare, ma con la consapevolezza che anche le cose piu' ambiziose partono in qualche modo anche da piccoli passi.
Oggi mentre pedalavo mi e' venuta in mente quella volta che per allenarmi con Marco avevamo fatto insieme 80 km su e giu' per l'appennino svalicando in continuazione e facento non so quanti metri di dislevello. Io a 10 km dall'arrivo alla macchina mi buttai per terra in un parco e quando Marco mi venne vicino gli feci cenno con la mano di andarsene e di lasciarmi "muorire" li in pace....Lui ando' avanti e mi torno' a prendere con la macchiana....
Ci pensavo perche' ci si rende conto di quanto l'andare avanti o meno sia soprattutto una quetione mentale. Quella volta sapevo che Marco sarebbe andato avanti e sarebbe tornato per recuperarmi. L'impostazione mentale che ho ora e' completamente diversa. Qui vado avanti e voglio andare avanti! Anche domani mi aspetta un tappone lungo e con dislivello. Spero solo che il vento ogni tanto venga a darmi una spintarella alle spalle!!!

Valli montagne laghi e fiumi

I giorni passano e noi stiamo pedalando molto. Ogni cm della caretera austral e' guadagnato duramente. Dopo Villa Cerro Castillo lasciamo l'unico tratto di strada  asfaltata della carettera ci imbattiamo per la prima volta per me in un lungo tratto dove dobbiamo combattere con il forte vento che ci spinge indietro e con una dura salita su un fondo stradale di ghiaia misto sabbia. E' veramente dura. Alla fine di una luna salita ci fermiamo un attimo per ammirare un panorama che sembra dipinto tanto e' bello. Sotto di noi c' e' una sorta di laguna con una distesa di alberi morti e montagne che si elevano dallla pianura come dei  grossi panettoni. Mentre siamo li che ammiriamo il paesaggio vediamo dal basso della salita un ciclista che sale di buona lena con un cane che lo segue. Appena arriva in cima e si avvicina ci riconosciamo: E' Dino. Dino e' un ragazzo Italiano che ha fatto diversi viaggi in bicicletta, ha un sito http://www.dinolanzaretti.it/ . Lo avevo contattato prima di partire perche' avevo saputo di lui tramite gli amici di gli amici di wild trak (www.wildtrack.it) che sarebbe partito una settimana prima di me per percorrere il nostro stesso tragitto pero' al contrario.
 Ci fermiamo a chiacchierare in questo posto surreale bellissimo come se fosse la cosa piu' normale del mondo conoscersi li in quell'angolo stupendo della patagonia. Ci lasciamo con la promessa di mantenerci in contatto e di ritrovarci da qualche parte tra i monti in Italia per chiacchiarare del viaggio o per fare qualche scalata insieme. Proseguiamo pedalando e dopo un po' inizia a a piovere e proseguiamo molte ore sotto la piaggia. Verso le 8 di sera esausti e ancora lontani da un villaggio decidiamo di mettere giu' la tenda al lato della strada in un piccolo spiazzo ben riparato nel bosco. Nel frattempo anche la pioggia si e' fermata cosi' che possiamo fare tutte le operazioni di smontaggio e montaggio con calma. Simo a 20 km da Puerto Murta. Il giorno dopo ripartiamo sporchi puzzolenti e riposati ci aspetta un altro tratto durissimo della carettera, ma tanto duro quanto bello. Infatti iniziamo a costeggiare il grande lago General Carrera. Altro paesaggio meraviglioso. L'acqua del lago e' di un celeste che sembra quasi finto tutto intorno le cime delle ande alcune molto alte e innevate. La strada sono continui fortissimi saliscendi, con salite e discese che non finiscono mai e che ti spaccano le gambe.
 Per fortuna oggi il clima e' dalla nostra e possiamo godere della meraviglia di questo posto alla luce di un bel sole. Pedaliamo piu' che possiamo, anzi piu' che posso perche' a dire il vero quella che fa piu' fatica sono io, mentre Marco e' sempre davanti da me e sembra sempre che vada su una strada dritta e asfaltata senza fare nessuna fatica mentre io dietro sputo sangue ad ogni salita arrivando al punto di fare fatica anche sul piano. In effetti, qui non e' mai facile prendere il ritmo a causa delle buche delle calaminas e dei sassi. L-intenzione e' quella di arrivare ad un posto che sulla mappa sembra un paesino che si chiama Maiten. Quando finalmente riusciamo a raggiungerlo ci rendiamo conto che non e' altro che un posto con qualche casa e un paio di residence troppo cari per le nostre tasche. Fermiamo una macchina con una coppia di spagnoli in vacanza ai quali chiedimo qualche informazione sul pase piu' vicino che e' a 20 km. Ormai e' sera e siamo troppo stanchi per proseguire anche se siamo rimasti con poca acqua. I due spagnoli ci regalano una bottiglia da un litro e mezzo: Siamo in botte abbiamo tutto quello che ci serve! Montiamo la tenda in un incrocio sotto la pensilina di una fermata dell' autobus con tutti quelli che passano che ci guardano incuriositi.
Il giorno dopo ripartiamo raggiungiamo Puerto Bertrand e da li dopo aver fatto provviste iniziamo a costeggiare il rio Baker il piu' famoso del sud america per gli sport acquatici. Da li notiamo anche che si intensificano cartelli e scritte contro le dighe che voglino fare per portare energia anche nel nord del Cile. La regione dell-Aisen infatti e' la piu' ricca di acqua di tutto il paese e le precipitazioni arrivano fino a 2000 ml all'anno. Ad un certo punto lasciamo il fiume, il paesaggio cambia e iniziamo a salire per delle montagne mi sembrano immense.
 Ormai pedalo ininterrottamente da 8 giorni e le mie gambe iniziano a non poterne piu'. Abbiamo prenotato la barca per fare l-attraversamento al chalten per il 7 quindi in due giorni dovremmo percorrere altri 230 km per arrivare a puerto Yungai. Marco e' sempre piu' avanti di me e sembra sempre che pedali su asfalto in piano senza fatica. Io non dico niente provo a stargli dietro, ma in effetti si deve fermare molte volte per aspettarmi e mi rendo conto di rallentare di molto la marcia. Faccio una fatica immensa anche nel piano. Quando dico che ogni cm in Patagonia e' guadagnato e' perche' anche le discese sono difficili. Bisogna sempre stare molto concentrati per le buche i sassi e le calaminas che sono solchi continui che attraversano tutta la strada. All'ennesima salita in cui mi ritrovo a spingere faticosamente la bici su una ghiaia misto sabbia mentre Marco davanti da me non mi vede butto per terra la bici! Sono distrutta e non voglio ammetterlo! Quando la riprendo e lo raggiongo lui mi dice che forse e' meglio che ci fermiamo un giorno a Cochrane per recupere e che spostiamo la data della barca di due giorni. So che questa decisione mi costa recuperare km nei prossimi giorni, ma non faccio obiezioni....a nin pos pio'!!!! Per arrivare a Cochrane la strada sembra non finire piu' , facciamo quasi tutta salita  spingendo la bici a mano e distraendoci con delle chiacchiere. Incontriamo una coppia di francesi sempre in bici probabilmente pensionati in viaggio da tre mesi. Che meraviglia poter arrivare alla pensione in salute e con quello spirito!!!! Ci viene in mente una frase che avevamo sentito non mi ricordo da chi che diceva che solitamente uno passa tutta la vita lavorando e rovinandosi la salute per i soldi  per poi spenderli tutti in salute quando non lavora piu'. E' una fortuna amare il proprio lavoro, farlo con passione senza troppa fatica e godersi la vita. Viva la salute e viva la vita! Non c'e' somma di denaro che tenga per cio' che da la serenita'!
Con fatica arriviamo a Cochrane e troviamo un alojamiento dove conosciamo altri viaggiatori tra cui in particolare tre ragazze cilene andiniste che stanno percorrendo anche loro la carettera austral in bicicletta. Siccome anche noi scaliamo e' subito buena onda e passiamo tutta la serata a chiacchierare mentre ci scadiamo con calde tazze di caffe' milo e latte in polvere, mentre ogni tanto appare la vecchietta padrona di casa a dirci qualcosa. Chiacchieriamo molto anche con un lavoratore Cileno che dorme qua e passiamo una serata davvero piacevole. Quasi sempre capita di conoscere in viaggio persone simili a te o che hanno cose interessanti da raccontare. Mi piace molto stare fuori a contatto con la natura e a volte anche isolarmi dal mondo, ma poi e' bello poter condividere chiacchierare con le persone conoscere punti di vista diversi e scambiare opinioni con la gente. Il viaggio per come lo intendo io e' puro apprendimento! Approfitteremo della giornata di “recupero” per gironzolare nel paesello e andare in un bar dove pare esserci la sede del gruppo principale che e' contro la costruzione della o delle dighe per prendere un po' di informazioni e per ungere un po' le nostre bici che dopo tanti km di sterrato e fango en hanno davvero bisogno!

Verso la fine della Carettera Austral

Il giorno di descanso a Cocharane e' sacrosanto. Da li riprendo con nuova energia fisica e mentale per poter continuare il viaggio. Riparto con gambe nuove e in due giorni pedaliamo i 200 km che ci portano sempre piu' vicini alla fine della carettera Austral e all'inizio della seconda parte del viaggio per me in Argentina. Nell'ultima parte della carretera il paesasggio cambia attorno a noi ci sono montagne impressionanti, cime inevate cascate che sgorgano dalla roccia con lo sciogliersi dei ghiacciai, specchi d'acqua, lagune, torrenti e fiumiciattoli ovunque. La fatica che facciamo a spingere sui pedali e' totalmente appagata dall'incantevole paesaggio che ci circonda. Dopo 100Km da Cocharane prima del desvio per Tortel e di una lunga salita per arrivare a Puerto Yungay mettiamo giu' la tenda sulla riva di un fiume accanto ad una casa di contadini.
 Il tempo e' dalla nostra, ci prepariamo una zuppa calda che consumiamo fuori in compania di alcune caprette (Piuttosto invadenti a dire il vero) e un migliardo di zanzare(meno invadenti per fortuna) prima di infilarci al calduccio dei nostri sacchi a pelo per riposare. Il giorno dopo ripartiamo di buon mattino, dobbiamo arrivare a Puerto Yungay per per prendere una barca che ci fa attraversare un lago per poi proseguire e arrivare a Villa O'higgins. Visto l'orario e la nostra buona gamba iniziamo a spingere sui pedali per riuscire a prendere il passaggio delle 10, ma i cileni sono sorprendentemente puntuali e arrivando al porto pochi minuti dopo le 10 facciamo giusto in tempo a vedere la nave salpare.
 Nell'attesa del passaggio successivo conosciamo un ragazzo e una ragazza cileni con i quali e' subito "buena onda" e tra un caffe' e un mate ci facciamo compagnia per tutta la durata dell'attesa e dell'attraversata. Pur essendo due paesi molto diversi l'Italia e il Cile ci sorprende il fatto di trovarci spesso a parlare di problemi che li accomunano.
Quando scendiamo dalla barca iniziamo subito a pedalare duro per cercare di raggiungere Villa O'Higgins. Accanto a noi il Campo de hielo Norte ci allieta la visuale e non ostante ci sia una salita praticamente dietro ad ogni curva ci si distrae dalla fatica quando ad ogni cima ci si aprono davanti panorami incantevoli.
Pedaliamo di buona lena fino a quando quasi il cielo oscura e a una trentina di km da Villa O'Higgins mettiamo giu' la tenta sul ciglio della strada dietro ad una catasta di legna sotto ad una montagna innevata su di un bellissimo prato verde in mezzo ad una marea di zanzare e a mucche che ci scrutano incuriosite e ai loro "bei suvenir" che lasciano tutt'intorno. La mattina dopo arrivare a Villa O'higgins e' una sgambatina. Il paesello e' adagiato in una tranquillissima valle in mezzo ad alte montagne.
 Al Km 1025 siamo arrivati alla fine della carettera austral lasciando fuori "solo" i circa 200 Km da puerto Mont al Chiloe' che ho fatto in nave. Ci fermiamo in un ostello gestito da uno spagnolo e dopo due giorni di campeggio selvaggio mi "sciolgo" sotto ad una lunga doccia. La sera mangiamo e beviamo nel salone con altri ciclisti spagnoli e cileni raccontandoci dei nostri viaggi e delle nostre future mete brindando all'arrivo della fine della Carettera Austral. L'indomani all'alba siamo in otto a partire dall'ostello ognino con la propria bici piu' o meno carica per andare a prendere la barca che ci permettera' di attraversare il profondissimo lago O'Higgins (che in alcuni punti arriva fino a 800m di profondita') dall'altra parte del quale inizieremo ad attraversare i 22 Km di frontiera per lasciare definitivamente il Cile che ci ha dato veramente tantissimo sia per l'ospitalita' e la gentilezza della sua gente che per gli incantevoli paesaggi per passare in Argentina. Ancora una volta siamo fortunatissimi a goderci l'attraversata sotto ad un cielo incredibilmente azzurro su uno specchio d'acqua azzurro e calmo. Pare che attraversare i 22 km di frontiera sia cosi' duro che ci sono delle persone che aspettano con il cavallo per trasportare le borse, ma noi, un po' per testardaggine e un po' per incoscenza decidiamo di affrontare la sfida e fare il tutto con le bici cariche e senza l'aiuto di nessuno. Ci troviamo a fare 22 km in quasi 6 ore di puro sentiero di montagna in mezzo al bosco con tratti veramente duri dove spingere la bici in salita e' il meno! C'e' un punto in cui non c'e' altro modo di proseguire che spingendo la bici che affonda in mezzo alla melma, ci troviamo ad attraversare un paio di fiumiciattoli cercando di stare in equilibrio su tronchi di albero per non cadere nell'acqua.
 Praticamente svalichiamo e quando ci troviamo in cima alla montagna il panorama si apre e ci ritroviamo davanti a noi il Fitz Roy con le sue torri bianche completamente illuminate dal sole. Uno spettacolo unico!!!! Con la bici cosi' pesante la fatica e' veramente tanta ma non mi capitera' mai piu' di fare "down Hills davanti al Fitz Roy!

UN altra barca ci portera' nel lato argentino e da li pedaleremo nel buio per 40 Km per arrivare finalmente al Chalten! 

Asfalto vento e pampa

Dopo il giorno di riposo al Chalten e dopo tutto il ripio fatto in Cile, nel primo giorno di pedalata in Argentina mi sembra di scivolare sull'asfalto tanto che riusciamo a farci 165 km quasi senza fatica. Diversamente dal Cile, qui il paesaggio si apre completamente l'orizzonte e' a pèrdita d'occhio attorno a noi solo montagne "pelate" e davanti una lunga striscia di cemento che taglia il paesaggio. Pedaliamo sotto al sole, il cielo e' completamente limpido e l'aria cosi' chiara che continuiamo a vedere il massiccio del Fitz Roy alle nostre spelle anche dopo 80 km!
 Alla fine delle giornata riusciamo a trovare un posto un po' riparato per piantare la tenda affianco ad un fiume al riparo di qualche albeto e un ponte. Dall'altro lato del fiume ad una distanza difficile da decifrare riusciamo a vedere le luci del Calafate. La mattina dopo decidiamo di fare la deviazione (di 60 km tra andare e tornare) per andare a vedere il Il ghiacciaio del Perito Moreno. Aggiungo un altro magnifico quadro nella mia memoria: L'immagine imponente del ghiacciaio che si corica fra due montagne.
Quando ripartiamo la mattina dopo per non rifare i 30 km di strada gia' fatti iniziamo a mettere fuori il dito. Abbiamo fortuna perche' al secondo tentativo si ferma un pick up che per lo meno ci porta fino all'altezza dell'areoporto risparmiandoci almeno 20 km.

Diversamente da quello che avevo pianificato inizialmente decidiamo di attraversare la patagonia da parte a parte per arrivare a Rio Galliego e da li scendere fino ad Ushuaia. Mi dispiace non rientrare in Cile per pedalarlo tutto fino alla finre, ma visto il tempo che ci rimane e visto che voglio arrivare fino ad Ushuaia questa e' la cosa piu' intelligente da fare. Continuiamo a pedalare fra pampa e steppa fra montagne guanachi e altri animeletti troppo buffi che credo che siano armadilli. Dopo un po' che pedaliamo iniziamo una lunga, lunghissima salita (la cuesta de miguez) facilitata dal vento che ci accompagna alle nostre spalle. Arrivati in cima pero' anzi' trovare una discesa ci troviamo a pedalare su un altopiano. Ci accoirgiamo che attorno a noi non c'e' nient'altro di piu' alto e poco dopo che siamo su ci si presenta il vero vento patagonico con tutta la sua prepotenzza come non si era ancora mai presentato fino ad allora!
 Fortunatamente ci arriva di lato non impedendoci di andare avanti, anche se rimane fastidioso perche' ognitantoi arrivano folate cosi' forti che e' difficile mantenere l'equilibrio. Non mi ero mai trovata ad affrontare un vento cosi' forte, tanto che a tratti ho quasi la sensazione di avanzare in un fluido!!!! Riusciamo comunque ad arrivare a fine giornata avendo fatto 150 km (roba che sul ripio me li sognavo!!!) e cerchiamo riparo a El Esperanza che in realta' non e' altro che un posto dove c'e' una gasolineria e qualche albergo molto caro per i lavoratori che stanno li per via del petrolio. Gli alojamientos che ci sono costano cari perche' vengono pagati dale ditte dei lavoratori, ma sono troppo cari per le nostre tasche. Dopo un po' che cerchiamo un "capo" ci dice che se vogliamno possiamo dormire in un Conteiner che non usano. Andiamo a vedere: un letto a castello, un paio di materassi rotti e sposchissimi, polvere ovunque....perfetto!!!!Basta dare una "pulitina" e usare i nostri materassini e sacchi a pelo sui materassi sporchi e tutto va bene! Anzi la mattina dopo svegliandoci sotto il diluvio benediciamo la scelta fatta!!!!!

Questa mattina facciamo colazione con tutta calma sperando che la pioggia smetta un po', poi verso le nove decidiamo di partire comunque sotto l'acqua mentre il padrone del posto continua a dirci "pero esta lluvendo che!" Ma quando vede che noi siamo belli determinati per partire ci saluta dandoci dei "locos".  Dopo un paio d'ore che pedaliamo sotto un cielo completamente grigio e ricoperto di nuvole a poco a poco inizia ad aprirsi e finalmente torna il sole! Accompagnati dal vento che ci spinge alle spalle facciamo piu' di 150 km arrivando a Rio Galliego dal lato dell' Atlantico ad una velocita' sorpendente!
In tre giorni abbiamo attraversato la pampa argentina da parte a parte facendo qualcosa come 400 km. Almeno altrettanti ci separano da ushuaia e le difficolta' non sono certo finite. Domani cambieremo direzione e il vento non sara' piu' dalla nostra. Ma avanti!!!!
Passaggio in Cile e arrivo en la tierra del fuego
Ci sarebbe da scrivere un libro solo per i posti in cui troviamo da dormire!Dopo la sorta di containeir in cui abbiamo dormito alla Esperanzia abbiamo fatto tappa a Rio Gallego, continuando a pedalare nella pampa con la fortuna di avere quasi sempre il vento alle spalle o al massimo di lato. Di li ripartiamo, per arrivare ad Ushuaia dobbiamo attraversare di nuovo il confine passare per un tratto di Cile e attraversare con un Ferri lo stretto di magellano. Nel primo tratto di strada cilena ci imbattiamo contro il vento patagonico che ci spinge all'indietro. Avanzare e rimanere in equilibrio e' faticosissimo, in piu' il rumore del vento non ti fa sentire nient'altro, ti svuota la mente dai pensieri, in certi momenti sembra che arrivi da ogni lato e si ha la sensazione che ti prenda a schiaffi. E' fisicamente e psicologicamente durissima. Quando un nuvolone nero carico di acqua sopra le nostre teste inizia a mollare qualche goccia cedo e dico con Marco che andare avanti prendendo l'acqua con quel vento e' da idioti....io faccio dedo! La sua solita risposta carina (fa quel c...che ti pare io pedalo) mi fa salire la rabbia per continuare a testa bassa. Alla fine non piove e contro vento ci toccano solo 25 km....meno male che ho continuato!!!Nel passaggio sullo stretto di magellano abbiamo la fortuna di vedere dei delfini che giocano con le onde. Al di  la dello stretto piantiamo la tenda nel cortile di un parador una sorta din posto per le informazioni.

Siamo di nuovo in Cile, ci aspettano altri 120 km di ripio e di saliscendi. L'obbiettivo e' di pedalare fino a un punto che sulla nostra mappa e' segnato come Cullen.
Arriviamo nel pomeriggio e ci troviamo davanti una sorta di paese fantasma, dove  lavorano  per l'estrazione e la lavorazione del petrolio. Ci giriamo attorno senza capire da che parte si entra fino a che non passiamo affianco ad un cancello chiuso per riuscire a scendere al paese. Incontriamo un uomo a cui chiediamo se possiamo mettere la tenda da qualche parte. Lui ci accoglie con un gran sorriso ci dice di seguirlo, passa per un ufficio dove dice qualcosa ad un suo collega, poi ci porta in una struttura dove ci sono solo stanze (per gli operai) cerca un po' alla fine fine ci offre una una stanza bella grande con due letti e bagno privato dicendoci che se ci piace possiamo accomodarci li. Noi ci guardiamo in faccia e gli chiediamo quando ci viene a costare una cosa cosi' ma lui sorridendo ci risponde che non c' e' nessun problema, che possiamo stre li e accedere alla mensa per mangiare e bere tutto quello che vogliamo perchè li ce nè in abbondanza!Ringraziamo infinitamente e siamo strafelici di avere tanto lusso a gratis!!!A cena passiamo la serata a parlare con gli operaia della planta di petrolio. Altra occasione che ci conferma la generosita' e l'ospitalita' di questa gente! La mattina dopo ci svegliamo di buon ora facciamo una colazione straabbondante salutiamo gli operai che vanno al lavoro e ci rimettiamo sul ripio. Dopo 50 metri torniamo indietro con una gomma bucata e un raggio rotto. Ci mettiamo al riparo in un ex supermercato e in un paio d'ore aggistiamo quasi tutto, mentre qualcuno viene a farci compagnia con un caffe' e due chiacchiere.
 Quando finalmente ci rimettiamo sulla strada il vento soffia gia' forte. Facciamo un ottantina di chilometri di ripio e calamina con il vento che ogni tanto ci soffia fastidiosamente di lato facendoci fare una gran fatica ad avanzare. A un certo punto inizio a maledire tutte le curve a destra che ci mandano nella direzione opposta del vento! Arriviamo di nuovo alla frontiera, passiamo prima quella cilena poi quella Argentina e finalmente ci ritroviamo di nuovo sull'asfalto. Siamo a San Sebastian che pero' sembra essere solo un nome sulla mappa. Di fatto a parte un osteria chiusa non c'e' nient'altro. Iniziamo a cercare un posto dove poter mettere la tenda, insieme a una altra coppia di cicloviaggitori che nel frattempo sono arrivati da Porvenir. Ci dicono che altri ciclisti gli avevano parlato di un una stanza alla frontiera riscaldata con la possibilita' di cucinare e addirittura di fare la doccia. Non riusciamo a capire dove possa essere perche' ci guardiamo intorno e a parte i bagni pubblici non vediamo nient'altro. I bagni pubblici!!!!!Tra il bagno delle donne e quello degli uomini c'e' una sala d'attesa riscaldata con una piccola cucinetta all'interno! incredibile!!!!Abbiamo tutto!!! 
Chiedendo ad un gendarme ci da la chiave per una stanza accanto al bagno degli uomini dove possiamo anche fare una doccia! Passiamo la notte li al caldo con gli altri due cicloturisti canadesi una ragazza basca e un ragazzo messicano che arrivano nella notte mangiando e riposando pronti pere ripartire sull'asfalto per le ultime tre tappe di questo meraviglioso viaggio. Ora siamo in un ostello a Rio grande mancano poco piu' di 200 km per Ushuaia. Speriamo che sole e vento ci accompagnino per attraversare la cordigliera e fare le ultime fatiche di questo meraviglioso viaggio!!!!

Ushuaia 2200 km!!!!!! 

Lasciamo Rio Grande salutando Adrian una ragazza che abbiamo incontrato piu' volte lungo la strada che da sei mesi sta girando tutto il sud america in sella alla sua motocicletta mentre Simon il suo ragazzo sta facendo piu' o meno lo stesso giro ma in bicicletta e dandoci appuntamento ad Ushuaia. Per lei significa fare l'ultima tappa, mentre per noi biciclari ne mancano ancora due.
Partimo verso Tolhuin e il paesaggio inizia a cambiare. Lentamente ci accorgiamo che stiamo lasciando la pampa e iniziamo a vedere sempre piu' alberi e sempre piu' verde.Tolhuin e' una cittadina carina che si trova sul bordo di un lago circondato da montagne, dove l'attrazione principale sembra essere la Panaderia La union dove ci dirigiamo subito perche' indicata da altri cicloviaggiatori incontrati lungo la strada. Il padrone della panaderia infatti pare essere un ciclista che mette a disposizione dei cicloviaggiatori una stanza con alcuni materassi e un bagno. Putroppo non abbiamo l'onore di conoscerlo infatti uno dei suoi operai che ci accoglie ci dice che in questo momento non c' e' perche' sta percorrendo la cordilliera al Nord di Mendoza a cavallo!!!!Approfittiamo della gentilezza e dell'ospitalita' e quando ci mettiamo a guardare il libro degli Ospiti troviamo anche la dedica dei nostri amici cicloviaggiatori che erano passati due mesi prima.

 Sapere che anche loro sono passati per di li, dopo che avevo seguito il loro viaggio attraverso il blog (www.pinzanet.it), mi fa uno strano effetto!!!Sono sicura che ci ritroveremo a raccontarci quello che in momenti diversi abbiamo condiviso! Approfittimo nella panaderia per assaggiare tutte le paste possibili immaginabili e le buonissime empanadas, e dopo un paio d'ore che siamo li veniamo raggiunti anche dai due ragazzi canadesi con i quali avevamo gia' condiviso la notte alla frontiera a San Sebastian. Con noi c'e' anche un ragazzo nord americano. Nel magazzino della panaderia ci prepariamo caffe' e ci mettiamo a chiacchierare fra di noi e con i lavoratori che ogni tanto passano di li e ci dicono qualcosa. Guardando loro e altri cicloviaggiatori incontrati sulla strada ci si rende conto di quanto prima di partire si spenda tempo per chiedere consigli sull'attrezzatura migliore, o il modo migliore per viaggiare e di quanto alla fine non si trovi un cicloviaggiatore uguale ad un'altro, ma come ognuno personalizzi il proprio mezzo e la propria attrezzatura e gli obbiettivi stessi del viaggio siano tutti diversi!

La mattina dopo ci aspetta l'ultima tappa. Ci svegliamo prestissimo passiamo alla panaderia per salutare e fare l'ultima abbuffata di paste per la colazione e comprare un po' di pane da prendere con noi. Fuori fra un gran freddo e le macchine parcheggiate sono ricoperte da una strato di ghiaccino. Ma ci scaldiamo in fretta appana iniziamo a pedalare.
 Ci aspetta una giornata splendida pedaliamo sotto un cielo azzurrissimo e a mattina inoltrata la temperatura e' primaverile. La strada passa in mezzo a montagne, e' tutta in saliscendi, dobbiamo attraversare anche un passo e una lunga costa, ma le salite sull'asfalto si affrontano senza nessun problema. Invece di salutare le persone che incrociamo come abbiamo fatto fino ad ora, ricambio i saluti alzando il pugno in segno di vittoria. Ormai Ushuaia e' vicina e mi viene fuori un energia che non so nemmeno io da dove venga. A venti km da Ushuaia mentre sto spingendo su una salita cantando a squarciagola con le cuffiette riesco miracolosamente a sentire Marco che mi chiama....gli si e' spezzata la catena! Dopo piu' di 9000 km la sua bici non ne puo' davvero piu' e sta chiedendo pieta'! Rimaniamo fermi un oretta sul bordo della strada ad aggiustarla, anzi Marco l'aggiusta. Fermandomi mi viene una stanchezza addosso che riesco quasi ad addormentarmi mentre sono seduta sui sassi!Ripartiamo per l'ultima sbiciclata fino ad Ushuaia. Appena arriviamo al cartello io non riesco a trattenere piu' l'emozione e iniziano a scendermi lacrime mentre rido. Ho stretto i denti fino a quel momento per riuscire ad arrivare fin li, e adesso posso abbassare la guardia!Io e Marco ci abbracciamo siamo emozionatissimi per essere riusciti a raggiungere la nostra meta e tutti i momenti di tensione fra noi che non sono mancati durante il viaggio e' come se venissero vanificati in quel momento condiviso!
Al contrario di quello che immaginavo Ushuaia ci accoglie in una calda e assolata giornata senza vento.


Ora abbiamo due giorni per preparare tutte le nostre cose per il rientro e forse servira' un po' di tempo per metabolizzare questo meraviglioso viaggio e bellissima esperienza!


Qui ci sono tutte le Foto del viaggio....


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Appena tornata a casa. Ho ancora il viaggio addosso, le mie gambe sono grosse e muscolose come non lo erano mai state, la pelle del mio viso è bruciata dal sole indurita dal vento sciupata dalla pioggia, la bici è ancora da sballare. Dopo che per mesi tutto è ruotato attorno a questo viaggio ieri sera finiti i saluti e gli incontri con le persone vicine ho chiuso la porta di casa mi sono ritrovata spaesata.....Sono arrivata alla fine del mondo, ho vissuto un esperienza che mi ha fatto sentire più viva che mai, sono stata per quasi un mese a stretto contatto con la natura, e con me stessa. Mi sono sentita parte della natura, e nei momenti più duri quando mi chiedevo "chi me lo fa fare?" mi bastava davvero alzare lo sguardo vedere gli alberi le rocce la terra attorno a me, per capire che ero li perchè mi sento parte di quella natura che non siamo più abiutuati a vivere, che ero li perchè ho seguito il mio cuore e il mio istinto, perchè volevo essere li!
E' il terzo viaggio che faccio su due ruote, e ormai faccio fatica ad immaginarmi un modo di  viaggiare che sia diverso dallo spostarsi con le proprie forze, immergersi nella natura e calarsi nelle realtà che si incontrano. Non mi piace l'idea di guardare da un finestrino....
Con la testa piena di belle immagini, con la fatica che sento ancora nelle gambe, la mia mente sta già frullando per altri lidi, la voglia di esplorare e conoscere sento che mi sta già accompagnando in una prossima avventura.....

.......Epilogo: Formigine febbraio 2014

Dopo quel viaggio la mia strada e quella di Marco si sono definitivamente separate e ogniuno a ripreso a vivere la propria vita.
Io dopo il viaggio ho vissuto una breve fase di "ritiro", avevo troppa ropa da metabolizzare, poi nella stessa estate sono partita stavolta totalmente da sola per fare un altro viaggio in solitaria: Il cammino norte di Santiago, partendo da Bordeoux in Francia percorrendo con la mia fedele bici 1600 km in due settimane.
Ma mentre pedalavo avevo già iniziato un'altro viaggio....la mia testa vagava tra le alpi in Italia con Anny.
Ci siamo conosciuti una sera prima di partire, è bastato condividere una lunga salita (in notturna) sul Cusna per capire che eravamo fatti della stassa pasta ci è piaciuto il nostro odore e da quel momento le nostre menti non hanno mai smesso di viaggiare insieme. Con Anny vivo la condizione del viaggio quotidianamente e a volte in maniera più estrema di quello che ho vissuto in Patagonia.
Riordinare il diario di questo viaggio però mi ha fatto tornare la voglia di rivivere un avventura del genere, di prendere la bici le borse la tenda e di partire con quello spirito che in Anny ho sempre ritrovato: essere pronti a tutto! In questo momento lui è in Cina per lavoro e non lo sa.....ma la mia mente ha già iniziato a frullare!!!!;-) 






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