Partita da sola con l'idea di chiudere in bellezza una lunga storia di condivisione con il mio ex ragazzo che avevo conosciuto 11 anni prima grazie alla passione condivisa per il sud america, posto dove avremmo sempre voluto andarci insieme ma il destino pare non abbia voluto, proseguo con lui per il resto del viaggio.
Dopo che da più un anno le nostre vite avevano preso strade diverse, lui era partito per un lungo viaggio in bici dall'equador alla fine del mondo, e io avevo deciso di raggiungerlo per condividere l'ultimo viaggio nel posto dove avremmo sempre voluto andare: il sud America!
Ho deciso di raccogliere foto e racconti per riunirli in un unico post e rivivere IL VIAGGIO.
Immobilità forzata 6/12/2010
Ho avuto una gran rabbia solo le prime ore dopo che mi sono rotta il dito, rabbia per la paura di dovermi fermare e di perdere tutto l'allenamento fatto fino a quel momento, rabbia con contro il tipo con cui mi sono scontrata, rabbia a pensare di dover star ferma.....
Stare fermi e soli ti obbliga a pensare. Per forza. Così in realtà per la prima volta dopo aver prenotato il biglietto mi sono ritrovata a mettermi a pensare alla mia partenza e al viaggio.
Sono a casa da lavorare da una settimana, una settimana che in realtà è volata, e che anche ora guardo l'ora senza che mi rendessi conto che ormai è già l'una di notte e anche oggi non mi sono "fermata" un attimo...a volte mi chiedo come fa la gente ad annoiarsi...e come ho fatto io a perdere così tanto tempo nella mia vita in passato ....ma questa è un altra storiaccia...
Cmq da quando sono a casa il viaggio sta prendendo la sua forma.
Verso la patagonia 6/12/2010
Sono mesi che è iniziato questo viaggio. Anzi, mi sa che era da anni che mi covava dentro, da molti anni....all'incirca 11 direi.
Ma
questa è una lunga storia, anche un po' troppo personale per
renderla pubblica, fatto che sta che ho deciso di andare in Patagonia e
quindi di tornare in America Latina perchè devo, come dico io, "chiudere
un cerchio" e per farlo ho bisogno di tornare a fare un viaggio da sola
come ho fatto tanti anni fa, in quella terra che me ha rubò un pedazo
de corazon.
Il
biglietto aereo l'ho comprato con un anticipo tale che nel frattempo
avrebbe anche potuto fallire la compagnia aerea. Sono fatta così: quando
decido una cosa devo farla assolutamente subito, non sarei esagerata
nel dire che quando voglio davvero una cosa è come se la volessi con
tutti e cinque i sensi!
Dal
momento in cui ho comprato il biglietto ho iniziato ad intensificare e
finalizzare ancora di più i miei allenamenti. Allenamenti che non sono
finalizzati ad una gara che si brucia in 3/4 minuti come sono abituata a
fare, ma allenamenti alla resistenza in generale. Così ho passato
l'estate a correre, a pedalare e a nuotare, con costanza, con lunghe
distanze, sotto la pioggia, nei saliscendi dell'appennino, a fare lunghi
trekking in solitaria e in autonomia, andare andare andare, non
interrompendo mai l'allenamento. Fino alla settimana scorsa quando per
forza l'ho dovuto interrompere per la frattura di un dito del piede.
Fratturato durante un seminario di yoga!!!
La macchina si rimette in moto 7/12/2010
Un mese completamente ferma non esiste, non poteva essere....oggi dopo 10 girni dal fattaccio ho preso e sono andata in palestra. Mi sono messa nelle mani dell'istruttore ammettendogli anche che vado perchè non posso fare altro, ma che non sono per niente un amante della palestra e poi via con bicipiti, dorsali tricipiti ect per poi finire con 40 min di ciclette e finalmente una bella sudatona. Non ho voluto fare troppa fatica come primo giorno comunque mi ci voleva.Contenta di potermi continuare ad allenare!!!:-)))
Sgambatina nella bassa 8/12/2010
E oggi ho ripreso a pedalare. In macchina mentre ero di ritorno dal pranzo con mia madre, mentre passavo per le strade di campagna saliva in me la voglia di prendere la bici e di andare in mezzo alla nebbia e così ho fatto. Ero partita con l'idea di fare "solo una sgambatina" per provare un po' le gomme nuove e comunque avevo sia l'orario della mutua che un altro appuntamento quindi non potevo tardare. Parto quindi senza essermi programmata nessun giro, e accendo il gps...che sta nella parte irrazionale del mio cervello! L'istinto mi porta "lontano" dai centri abitati, mi addentro nelle viuzze sterrate della campagna in mezzo a canali, stagni, pozze d'acqua dove la nebbia si fa più fitta e dove oltre a me ci sono solo poiane, aironi, qualche gatto paziente davanti a una tana e fagiani.
Il silenzio è totale, si sente solo il fruscio della ruota sull'asfalto e più spingo sui pedali più ci prendo gusto. He si anche la bassa ha il suo fascino. Sono persa nella nebbia e non ostante pedali senza tregua le mie gambe non si scaldano. Qui il freddo ti entra dentro e se tremi tremi dal midollo. Mentre pedalo la mente viaggia. Mi viene persino da pensare, che se uno è abituato a stare nella bassa non può temere posti tanto peggiori, o meglio sicuramente ci sono posti anche più avversi, ma già quest'ambiente tempra bene. Non è la prima volta che mi viene pensarlo facendo paragoni...Quando andai in borneo ricordo che qualcuno si raccomandò di ricordarmi il repellente per gli insetti e a me venne da pensare che se non l'ho mai usato in un posto dove le zanzare si fanno il barbequeu con lo zampirone figuriamoci cosa mai dovrò temere nel borneo....non avevo tenuto conto di ragni giganteschi, e rane velenose....ma questa è un altra storia!!!
Alla fine faccio una cinquantina di km, quasi tutto sterrato, pensando che pur non volendo ancora una volta torno a casa infangata, con le tre dita legate completamente congelate, ma contenta.Non era poi tutta sta cosa, anche con un dito rotto si pedala!!!
Venerdì sera prima della partenza 21/01/2011
Venerdì sera, ormai ci siamo...a due giorni prima della partenza sono qua che ancora non sto facendo altro che pensare a cosa mi sto dimenticando.
Sono mesi che mi preparo e penso a questo viaggio. Questo è un viaggio diverso da tutti gli altri, questo è il viaggio. Un viaggio per il quale in reltà sono partita già da parecchi mesi e che è cresciuto e si è evoluto dentro di me con me. Dopo tanta aspettativa non mi sembra vero che questa è la penultima sera che dormo nel mio letto.
Patagonia!!!!!!!
Mentre
sto cercando di prendere sonno al calduccio del mio sacco a pelo da
lontano sento un rumore sordo simile ad un tuno. Sono gia' in dormiveglia
ma realizzo essere il rumore di un pezzo di chiaggio che si stacca dal
ghiacciao che si trova poco lontano dal campeggio nel parco Quelat dove
sto campeggiando. Sono nella patagonia chilena ! Oggi
e' il quarto giorno che pedalo e finalmente sembra che sto
ricominciando ad ingranare e a prendere il ritmo giusto. Da domani
infatti iniziero' ad aumentare il kilometraggio. Fin dal primo giorno mi
sono resa conto che avrei dovuto almeno all'inizio ridimensionare un
po' la mia tabella di marcia decisamente troppo ambiziosa per una che
prima di partire ha passato in casa ben tre settimane dovendo fare tre
cicli di antibiotici (robaccia che credo di aver preso a dir molto due
volte in vita mia) causa febbre e bronchite!
Lascio
il porto del Chaiten senza riuscire a togliermi dalla faccia un sorriso
ebete mentre pedalo. Riesco anche a sbagliare strada e farmi "a gratis"
un 10 km di sterrato in salita che non mi portano da nessuna parte e
per fortuna che non avevo le cuffiette nelle orecchie quando un cileno
mi ferma per dirmelo! Riprendo la strada giusta e ricomincio a pedalare
con il mio bel sorriso stampato sulle labbra fino a che la strada inizia
ad arrampicarsi in una lunga salita. ho gia' fatto 70 chilometri e
inizio ad essere provata, in piu' lo sterrato e' sabbioso e non riesco
nemmeno a tenere il controllo della bici. Niente da fare , non vado. Mi
fermo e mi ficco in bocca quattro barrette, dando la colpa al calo di
zuccheri (ovviamente non ci penso neanche che semplicemente non ne ho
piu'....). Ricomincio a spingere la bici, tre pedalate e giu' a
spingere, tre pedalate e giu' a spingere. Ogni tanto mi giro per
guardare la strada che ho gia' percorso e cerco di farmi coraggio. Poi
(pur sapendolo) fermo una macchina per chiedere quanto manca a Santa
Lucia. Qundo il tipo mi conferma i 40 km che mi aspettavo inizio ad
abbattermi... Da li in poi ogni macchina che passa inizio a pensare di
fermarla per chiedere un passaggio. Resisto per un po' poi quando vedo
arrivare un pick up in lontananza cedo, lo fermo e mi faccio dare un
passaggio per superare la salita. Sono un po' abbattutta, ma
realisticamente parlando mi rendo conto che continuare da sola non sarei
piu' arrivata. Mi faccio scaricare a qualche kilometro dal paese quando
dall'alto della salitona inizia a intravedersi Santalucia. Rimonto in
sella e mi lascio portare a valle. Da
lontano una bicicletta mi viene incontro. Ci si aspettava e ci si
riconosce subito. Appena ci incontriamo io e Marco ci salutiamo con un
lungo abbraccio, contenti di ritrovarci e di condividere (almeno in
parte) un altro viaggio.
Il
secondo giorno dopo qualche ora che pedalo sotto la pioggia mi
sorprendo a non esserne infastidita per niente. In effetti prim di
partire mi ero ripetuta in continuazione come un mantra che in questo
viaggio sarei stata pronta a tutto de in particolare alla
pioggia che tutto sommato sulla carettera austral puo' anche avere i
suoi lati positivi visto che almeno non sono cosretta a mangiare polvere
ogni volta che passa un mezzo. Peccato solo che la tuta che doveva
essere super impermeabile e traspirante in relta' non lo e' e mi ritrovo
a pedalare sotto l'acqua completamente
fradicia. Visto che abbiamo margine di tempo decidiamo di fermarci alla
junta dopo una settantina di kmetri dove incontriamo Simon un ragazzo
inglese simpaticissimo (che di inglese ha solo la lingua) che sta
viaggiando in bici dall” Equador con il quale passiamo un po' di tempo a
chiacchierare e a scambiarciqualche dritta.
Il
terzo giorno di pedalata ovviamente buco, e ovviameente buco quella
dietro il che vuol dire dover smontare tutte le borse per togliere la
roba e mettersi li ad aggiustare....Non so nemmeno io come ho fatto, ma
la camera d'aria a ben tre buchi!!!Ole'!!!La prendo in ridere tanto ci
aspetta una tappa corta e sono comunque contenta di essere fuori in
mezzo alle montagne con un tempo splendido.
Quando ripartiamo ci fermiamo anche in una finca a comprare queso (formaggio) che qua devo dire non essere niente male!!!
Facciamo
tappa a Villa amenegual un gioiellino incastonato in mezzo alle
montagne. Una delle cose che mi sono saltate all'occhio nei vari paesini
che abbiamo passato e' che c'e' veramente "el basico": l'insegna
supermercado e' posta sulla porta di negozietti che da noi sarebbero
come delle drogherie e l'altra cosa e' che non ci sono bar!
La gente per socializzare si trova a casa da uno o dall'altro o se il tempo lo permette formano chiacchierano per la strada.
Lasciamo
il villaggetto sotto una pioggerellina fine ma insistente tutti
incapucciati. Durante il percorso il tempo cambia in continuazione dopo
un po' che pedaliamo infatti arriva il sole ad asciugarci e poi ancora
la pioggia e anche il vento sembra non sapere bene che dirzione
prendere. Quando arriviamo a Minehuales sotto una pioggia battente siamo
indecisi se fermarci o meno e mentre siam fermi davanti ad un
"supermercato" per decidere arrivano altri ciclisti che avevemo
conosciuto i giorni precedenti. Alla fine decidiamo di rimanere tutti
insieme e andare a cercare un posto di cui qualcuno ha sentito parlare
che ospita i ciclisti. Siamo felici di essere restati se non
altro per aver conoscito Jorge, un "ex Ciclista" (che pero' ancora tiene
l'animo) che siccome ha una casa molto grande (ha uno spazio che prima
utilizzava come palestra) da un tetto gratis ai ciclisti che passano per
di li offrendo bagno, spazio per cucinare un ospitalita' da non credere
e una fonte di informazione interminabile su tutta la carettera
austral. Ha un sito http://www.elcazadordeciclistas.cl/
e il suo sogno e' quello di fare in modo che altri come lui sulla
caretera austral possano offrire un tetto e un posto per cucinare a
gratis permettendo facendo in mondo che la cosa non diventi un
obbiettivo commerciale, ma solo un appoggio per chi viaggia in queto
modo. Rimaniamo molto tempo con lui a chiacchierare e a scambiarci
informazioni anche sul nostro progetto di viaggio legato al popolo
saharawi e alla fine ci salutiamo con la speranza e l'augurio di poter
realizzare i nostri sogni...piccole gocce nel mare, ma con la
consapevolezza che anche le cose piu' ambiziose partono in qualche modo
anche da piccoli passi.
Oggi
mentre pedalavo mi e' venuta in mente quella volta che per allenarmi
con Marco avevamo fatto insieme 80 km su e giu' per l'appennino
svalicando in continuazione e facento non so quanti metri di dislevello.
Io a 10 km dall'arrivo alla macchina mi buttai per terra in un parco e
quando Marco mi venne vicino gli feci cenno con la mano di andarsene e
di lasciarmi "muorire" li in pace....Lui ando' avanti e mi torno' a
prendere con la macchiana....
Ci
pensavo perche' ci si rende conto di quanto l'andare avanti o meno sia
soprattutto una quetione mentale. Quella volta sapevo che Marco sarebbe
andato avanti e sarebbe tornato per recuperarmi. L'impostazione mentale
che ho ora e' completamente diversa. Qui vado avanti e voglio andare
avanti! Anche domani mi aspetta un tappone lungo e con dislivello. Spero
solo che il vento ogni tanto venga a darmi una spintarella alle
spalle!!!
Valli montagne laghi e fiumi
Ci fermiamo a chiacchierare in
questo posto surreale bellissimo come se fosse la cosa piu' normale del
mondo conoscersi li in quell'angolo stupendo della patagonia. Ci
lasciamo con la promessa di mantenerci in contatto e di ritrovarci da
qualche parte tra i monti in Italia per chiacchiarare del viaggio o per
fare qualche scalata insieme. Proseguiamo pedalando e dopo un po' inizia
a a piovere e proseguiamo molte ore sotto la piaggia. Verso le 8 di
sera esausti e ancora lontani da un villaggio decidiamo di mettere giu'
la tenda al lato della strada in un piccolo spiazzo ben riparato nel
bosco. Nel frattempo anche la pioggia si e' fermata cosi' che possiamo
fare tutte le operazioni di smontaggio e montaggio con calma. Simo a 20
km da Puerto Murta. Il giorno dopo ripartiamo sporchi puzzolenti e
riposati ci aspetta un altro tratto durissimo della carettera, ma tanto
duro quanto bello. Infatti iniziamo a costeggiare il grande lago General
Carrera. Altro paesaggio meraviglioso. L'acqua del lago e' di un
celeste che sembra quasi finto tutto intorno le cime delle ande alcune
molto alte e innevate. La strada sono continui fortissimi saliscendi,
con salite e discese che non finiscono mai e che ti spaccano le gambe.
Per fortuna oggi il clima e' dalla nostra e possiamo godere della
meraviglia di questo posto alla luce di un bel sole. Pedaliamo piu' che
possiamo, anzi piu' che posso perche' a dire il vero quella che fa piu'
fatica sono io, mentre Marco e' sempre davanti da me e sembra sempre che
vada su una strada dritta e asfaltata senza fare nessuna fatica mentre
io dietro sputo sangue ad ogni salita arrivando al punto di fare fatica
anche sul piano. In effetti, qui non e' mai facile prendere il ritmo a
causa delle buche delle calaminas e dei sassi. L-intenzione e' quella di
arrivare ad un posto che sulla mappa sembra un paesino che si chiama
Maiten. Quando finalmente riusciamo a raggiungerlo ci rendiamo conto che
non e' altro che un posto con qualche casa e un paio di residence
troppo cari per le nostre tasche. Fermiamo una macchina con una coppia
di spagnoli in vacanza ai quali chiedimo qualche informazione sul pase
piu' vicino che e' a 20 km. Ormai e' sera e siamo troppo stanchi per
proseguire anche se siamo rimasti con poca acqua. I due spagnoli ci
regalano una bottiglia da un litro e mezzo: Siamo in botte abbiamo tutto
quello che ci serve! Montiamo la tenda in un incrocio sotto la
pensilina di una fermata dell' autobus con tutti quelli che passano che
ci guardano incuriositi.
Il giorno dopo ripartiamo raggiungiamo Puerto Bertrand e da li dopo aver fatto provviste iniziamo a costeggiare il rio Baker il piu' famoso del sud america per gli sport acquatici. Da li notiamo anche che si intensificano cartelli e scritte contro le dighe che voglino fare per portare energia anche nel nord del Cile. La regione dell-Aisen infatti e' la piu' ricca di acqua di tutto il paese e le precipitazioni arrivano fino a 2000 ml all'anno. Ad un certo punto lasciamo il fiume, il paesaggio cambia e iniziamo a salire per delle montagne mi sembrano immense.
Il giorno dopo ripartiamo raggiungiamo Puerto Bertrand e da li dopo aver fatto provviste iniziamo a costeggiare il rio Baker il piu' famoso del sud america per gli sport acquatici. Da li notiamo anche che si intensificano cartelli e scritte contro le dighe che voglino fare per portare energia anche nel nord del Cile. La regione dell-Aisen infatti e' la piu' ricca di acqua di tutto il paese e le precipitazioni arrivano fino a 2000 ml all'anno. Ad un certo punto lasciamo il fiume, il paesaggio cambia e iniziamo a salire per delle montagne mi sembrano immense.
Ormai pedalo ininterrottamente da 8 giorni e le mie gambe
iniziano a non poterne piu'. Abbiamo prenotato la barca per fare
l-attraversamento al chalten per il 7 quindi in due giorni dovremmo
percorrere altri 230 km per arrivare a puerto Yungai. Marco e' sempre
piu' avanti di me e sembra sempre che pedali su asfalto in piano senza
fatica. Io non dico niente provo a stargli dietro, ma in effetti si deve
fermare molte volte per aspettarmi e mi rendo conto di rallentare di
molto la marcia. Faccio una fatica immensa anche nel piano. Quando dico
che ogni cm in Patagonia e' guadagnato e' perche' anche le discese sono
difficili. Bisogna sempre stare molto concentrati per le buche i sassi e
le calaminas che sono solchi continui che attraversano tutta la strada.
All'ennesima salita in cui mi ritrovo a spingere faticosamente la bici
su una ghiaia misto sabbia mentre Marco davanti da me non mi vede butto
per terra la bici! Sono distrutta e non voglio ammetterlo! Quando la
riprendo e lo raggiongo lui mi dice che forse e' meglio che ci fermiamo
un giorno a Cochrane per recupere e che spostiamo la data della barca di
due giorni. So che questa decisione mi costa recuperare km nei prossimi
giorni, ma non faccio obiezioni....a nin pos pio'!!!! Per arrivare a
Cochrane la strada sembra non finire piu' , facciamo quasi tutta salita
spingendo la bici a mano e distraendoci con delle chiacchiere.
Incontriamo una coppia di francesi sempre in bici probabilmente
pensionati in viaggio da tre mesi. Che meraviglia poter arrivare alla
pensione in salute e con quello spirito!!!! Ci viene in mente una frase
che avevamo sentito non mi ricordo da chi che diceva che solitamente uno
passa tutta la vita lavorando e rovinandosi la salute per i soldi per
poi spenderli tutti in salute quando non lavora piu'. E' una fortuna
amare il proprio lavoro, farlo con passione senza troppa fatica e
godersi la vita. Viva la salute e viva la vita! Non c'e' somma di denaro
che tenga per cio' che da la serenita'!
Con fatica arriviamo a Cochrane e troviamo un alojamiento dove conosciamo altri viaggiatori tra cui in particolare tre ragazze cilene andiniste che stanno percorrendo anche loro la carettera austral in bicicletta. Siccome anche noi scaliamo e' subito buena onda e passiamo tutta la serata a chiacchierare mentre ci scadiamo con calde tazze di caffe' milo e latte in polvere, mentre ogni tanto appare la vecchietta padrona di casa a dirci qualcosa. Chiacchieriamo molto anche con un lavoratore Cileno che dorme qua e passiamo una serata davvero piacevole. Quasi sempre capita di conoscere in viaggio persone simili a te o che hanno cose interessanti da raccontare. Mi piace molto stare fuori a contatto con la natura e a volte anche isolarmi dal mondo, ma poi e' bello poter condividere chiacchierare con le persone conoscere punti di vista diversi e scambiare opinioni con la gente. Il viaggio per come lo intendo io e' puro apprendimento! Approfitteremo della giornata di “recupero” per gironzolare nel paesello e andare in un bar dove pare esserci la sede del gruppo principale che e' contro la costruzione della o delle dighe per prendere un po' di informazioni e per ungere un po' le nostre bici che dopo tanti km di sterrato e fango en hanno davvero bisogno!
Con fatica arriviamo a Cochrane e troviamo un alojamiento dove conosciamo altri viaggiatori tra cui in particolare tre ragazze cilene andiniste che stanno percorrendo anche loro la carettera austral in bicicletta. Siccome anche noi scaliamo e' subito buena onda e passiamo tutta la serata a chiacchierare mentre ci scadiamo con calde tazze di caffe' milo e latte in polvere, mentre ogni tanto appare la vecchietta padrona di casa a dirci qualcosa. Chiacchieriamo molto anche con un lavoratore Cileno che dorme qua e passiamo una serata davvero piacevole. Quasi sempre capita di conoscere in viaggio persone simili a te o che hanno cose interessanti da raccontare. Mi piace molto stare fuori a contatto con la natura e a volte anche isolarmi dal mondo, ma poi e' bello poter condividere chiacchierare con le persone conoscere punti di vista diversi e scambiare opinioni con la gente. Il viaggio per come lo intendo io e' puro apprendimento! Approfitteremo della giornata di “recupero” per gironzolare nel paesello e andare in un bar dove pare esserci la sede del gruppo principale che e' contro la costruzione della o delle dighe per prendere un po' di informazioni e per ungere un po' le nostre bici che dopo tanti km di sterrato e fango en hanno davvero bisogno!
Verso la fine della Carettera Austral
Il giorno di descanso a Cocharane e' sacrosanto. Da li riprendo con
nuova energia fisica e mentale per poter continuare il viaggio. Riparto
con gambe nuove e in due giorni pedaliamo i 200 km che ci portano sempre
piu' vicini alla fine della carettera Austral e all'inizio della
seconda parte del viaggio per me in Argentina. Nell'ultima parte della
carretera il paesasggio cambia attorno a noi ci sono montagne
impressionanti, cime inevate cascate che sgorgano dalla roccia con lo
sciogliersi dei ghiacciai, specchi d'acqua, lagune, torrenti e
fiumiciattoli ovunque. La fatica che facciamo a spingere sui pedali e'
totalmente appagata dall'incantevole paesaggio che ci circonda. Dopo
100Km da Cocharane prima del desvio per Tortel e di una lunga salita per
arrivare a Puerto Yungay mettiamo giu' la tenda sulla riva di un fiume
accanto ad una casa di contadini.
Il tempo e' dalla nostra, ci
prepariamo una zuppa calda che consumiamo fuori in compania di alcune
caprette (Piuttosto invadenti a dire il vero) e un migliardo di
zanzare(meno invadenti per fortuna) prima di infilarci al calduccio dei
nostri sacchi a pelo per riposare. Il giorno dopo ripartiamo di buon
mattino, dobbiamo arrivare a Puerto Yungay per per prendere una barca
che ci fa attraversare un lago per poi proseguire e arrivare a Villa
O'higgins. Visto l'orario e la nostra buona gamba iniziamo a spingere
sui pedali per riuscire a prendere il passaggio delle 10, ma i cileni
sono sorprendentemente puntuali e arrivando al porto pochi minuti dopo
le 10 facciamo giusto in tempo a vedere la nave salpare.
Nell'attesa del
passaggio successivo conosciamo un ragazzo e una ragazza cileni con i
quali e' subito "buena onda" e tra un caffe' e un mate ci facciamo
compagnia per tutta la durata dell'attesa e dell'attraversata. Pur
essendo due paesi molto diversi l'Italia e il Cile ci sorprende il fatto
di trovarci spesso a parlare di problemi che li accomunano.
Quando scendiamo dalla barca iniziamo subito a pedalare duro per cercare di raggiungere Villa O'Higgins. Accanto a noi il Campo de hielo Norte ci allieta la visuale e non ostante ci sia una salita praticamente dietro ad ogni curva ci si distrae dalla fatica quando ad ogni cima ci si aprono davanti panorami incantevoli.
Pedaliamo di buona lena fino a quando quasi il cielo oscura e a una trentina di km da Villa O'Higgins mettiamo giu' la tenta sul ciglio della strada dietro ad una catasta di legna sotto ad una montagna innevata su di un bellissimo prato verde in mezzo ad una marea di zanzare e a mucche che ci scrutano incuriosite e ai loro "bei suvenir" che lasciano tutt'intorno. La mattina dopo arrivare a Villa O'higgins e' una sgambatina. Il paesello e' adagiato in una tranquillissima valle in mezzo ad alte montagne.
Quando scendiamo dalla barca iniziamo subito a pedalare duro per cercare di raggiungere Villa O'Higgins. Accanto a noi il Campo de hielo Norte ci allieta la visuale e non ostante ci sia una salita praticamente dietro ad ogni curva ci si distrae dalla fatica quando ad ogni cima ci si aprono davanti panorami incantevoli.
Pedaliamo di buona lena fino a quando quasi il cielo oscura e a una trentina di km da Villa O'Higgins mettiamo giu' la tenta sul ciglio della strada dietro ad una catasta di legna sotto ad una montagna innevata su di un bellissimo prato verde in mezzo ad una marea di zanzare e a mucche che ci scrutano incuriosite e ai loro "bei suvenir" che lasciano tutt'intorno. La mattina dopo arrivare a Villa O'higgins e' una sgambatina. Il paesello e' adagiato in una tranquillissima valle in mezzo ad alte montagne.
Al Km 1025 siamo arrivati alla fine della
carettera austral lasciando fuori "solo" i circa 200 Km da puerto Mont
al Chiloe' che ho fatto in nave. Ci fermiamo in un ostello gestito da
uno spagnolo e dopo due giorni di campeggio selvaggio mi "sciolgo" sotto
ad una lunga doccia. La sera mangiamo e beviamo nel salone con altri
ciclisti spagnoli e cileni raccontandoci dei nostri viaggi e delle
nostre future mete brindando all'arrivo della fine della Carettera
Austral. L'indomani all'alba siamo in otto a partire dall'ostello ognino
con la propria bici piu' o meno carica per andare a prendere la barca
che ci permettera' di attraversare il profondissimo lago O'Higgins (che
in alcuni punti arriva fino a 800m di profondita') dall'altra parte del
quale inizieremo ad attraversare i 22 Km di frontiera per lasciare
definitivamente il Cile che ci ha dato veramente tantissimo sia per
l'ospitalita' e la gentilezza della sua gente che per gli incantevoli
paesaggi per passare in Argentina. Ancora una volta siamo fortunatissimi a
goderci l'attraversata sotto ad un cielo incredibilmente azzurro su uno
specchio d'acqua azzurro e calmo. Pare che attraversare i 22 km di
frontiera sia cosi' duro che ci sono delle persone che aspettano con il
cavallo per trasportare le borse, ma noi, un po' per testardaggine e un
po' per incoscenza decidiamo di affrontare la sfida e fare il tutto con
le bici cariche e senza l'aiuto di nessuno. Ci troviamo a fare 22 km in
quasi 6 ore di puro sentiero di montagna in mezzo al bosco con tratti
veramente duri dove spingere la bici in salita e' il meno! C'e' un punto
in cui non c'e' altro modo di proseguire che spingendo la bici che
affonda in mezzo alla melma, ci troviamo ad attraversare un paio di
fiumiciattoli cercando di stare in equilibrio su tronchi di albero per
non cadere nell'acqua.
Praticamente svalichiamo e quando ci troviamo in
cima alla montagna il panorama si apre e ci ritroviamo davanti a noi il
Fitz Roy con le sue torri bianche completamente illuminate dal sole. Uno
spettacolo unico!!!! Con la bici cosi' pesante la fatica e' veramente
tanta ma non mi capitera' mai piu' di fare "down Hills davanti al Fitz
Roy!
UN altra barca ci portera' nel lato argentino e da li pedaleremo nel buio per 40 Km per arrivare finalmente al Chalten!
Asfalto vento e pampa
Alla fine delle giornata riusciamo a
trovare un posto un po' riparato per piantare la tenda affianco ad un
fiume al riparo di qualche albeto e un ponte. Dall'altro lato del fiume
ad una distanza difficile da decifrare riusciamo a vedere le luci del
Calafate. La mattina dopo decidiamo di fare la deviazione (di 60 km tra
andare e tornare) per andare a vedere il Il ghiacciaio del Perito
Moreno. Aggiungo un altro magnifico quadro nella mia memoria:
L'immagine imponente del ghiacciaio che si corica fra due montagne.
Quando ripartiamo la mattina dopo per non rifare i 30 km di strada gia'
fatti iniziamo a mettere fuori il dito. Abbiamo fortuna perche' al
secondo tentativo si ferma un pick up che per lo meno ci porta fino
all'altezza dell'areoporto risparmiandoci almeno 20 km.
Diversamente da quello che avevo pianificato inizialmente decidiamo di attraversare la patagonia da parte a parte per arrivare a Rio Galliego e da li scendere fino ad Ushuaia. Mi dispiace non rientrare in Cile per pedalarlo tutto fino alla finre, ma visto il tempo che ci rimane e visto che voglio arrivare fino ad Ushuaia questa e' la cosa piu' intelligente da fare. Continuiamo a pedalare fra pampa e steppa fra montagne guanachi e altri animeletti troppo buffi che credo che siano armadilli. Dopo un po' che pedaliamo iniziamo una lunga, lunghissima salita (la cuesta de miguez) facilitata dal vento che ci accompagna alle nostre spalle. Arrivati in cima pero' anzi' trovare una discesa ci troviamo a pedalare su un altopiano. Ci accoirgiamo che attorno a noi non c'e' nient'altro di piu' alto e poco dopo che siamo su ci si presenta il vero vento patagonico con tutta la sua prepotenzza come non si era ancora mai presentato fino ad allora!
Fortunatamente ci arriva di lato non
impedendoci di andare avanti, anche se rimane fastidioso perche'
ognitantoi arrivano folate cosi' forti che e' difficile mantenere
l'equilibrio. Non mi ero mai trovata ad affrontare un vento cosi' forte,
tanto che a tratti ho quasi la sensazione di avanzare in un fluido!!!!
Riusciamo comunque ad arrivare a fine giornata avendo fatto 150 km (roba
che sul ripio me li sognavo!!!) e cerchiamo riparo a El Esperanza che
in realta' non e' altro che un posto dove c'e' una gasolineria e qualche
albergo molto caro per i lavoratori che stanno li per via del petrolio.
Gli alojamientos che ci sono costano cari perche' vengono pagati dale
ditte dei lavoratori, ma sono troppo cari per le nostre tasche. Dopo un
po' che cerchiamo un "capo" ci dice che se vogliamno possiamo dormire in
un Conteiner che non usano. Andiamo a vedere: un letto a castello, un
paio di materassi rotti e sposchissimi, polvere
ovunque....perfetto!!!!Basta dare una "pulitina" e usare i nostri
materassini e sacchi a pelo sui materassi sporchi e tutto va bene! Anzi
la mattina dopo svegliandoci sotto il diluvio benediciamo la scelta
fatta!!!!!
Questa mattina facciamo colazione con tutta calma sperando che la pioggia smetta un po', poi verso le nove decidiamo di partire comunque sotto l'acqua mentre il padrone del posto continua a dirci "pero esta lluvendo che!" Ma quando vede che noi siamo belli determinati per partire ci saluta dandoci dei "locos". Dopo un paio d'ore che pedaliamo sotto un cielo completamente grigio e ricoperto di nuvole a poco a poco inizia ad aprirsi e finalmente torna il sole! Accompagnati dal vento che ci spinge alle spalle facciamo piu' di 150 km arrivando a Rio Galliego dal lato dell' Atlantico ad una velocita' sorpendente!
In tre giorni abbiamo attraversato la pampa argentina da parte a parte facendo qualcosa come 400 km. Almeno altrettanti ci separano da ushuaia e le difficolta' non sono certo finite. Domani cambieremo direzione e il vento non sara' piu' dalla nostra. Ma avanti!!!!
Passaggio in Cile e arrivo en la tierra del fuego
Ci sarebbe da scrivere un libro solo per i posti in cui troviamo da
dormire!Dopo la sorta di containeir in cui abbiamo dormito alla
Esperanzia abbiamo fatto tappa a Rio Gallego, continuando a pedalare
nella pampa con la fortuna di avere quasi sempre il vento alle spalle o
al massimo di lato. Di li ripartiamo, per arrivare ad Ushuaia dobbiamo
attraversare di nuovo il confine passare per un tratto di Cile e
attraversare con un Ferri lo stretto di magellano. Nel primo tratto di
strada cilena ci imbattiamo contro il vento patagonico che ci spinge
all'indietro. Avanzare e rimanere in equilibrio e' faticosissimo, in
piu' il rumore del vento non ti fa sentire nient'altro, ti svuota la
mente dai pensieri, in certi momenti sembra che arrivi da ogni lato e si
ha la sensazione che ti prenda a schiaffi. E' fisicamente e
psicologicamente durissima. Quando un nuvolone nero carico di acqua
sopra le nostre teste inizia a mollare qualche goccia cedo e dico con
Marco che andare avanti prendendo l'acqua con quel vento e' da
idioti....io faccio dedo! La sua solita risposta carina (fa quel c...che
ti pare io pedalo) mi fa salire la rabbia per continuare a testa bassa.
Alla fine non piove e contro vento ci toccano solo 25 km....meno male
che ho continuato!!!Nel passaggio sullo stretto di magellano abbiamo la
fortuna di vedere dei delfini che giocano con le onde. Al di la dello
stretto piantiamo la tenda nel cortile di un parador una sorta din posto
per le informazioni.
Siamo di nuovo in Cile, ci aspettano altri 120 km di ripio e di saliscendi. L'obbiettivo e' di pedalare fino a un punto che sulla nostra mappa e' segnato come Cullen.
Arriviamo nel pomeriggio e ci troviamo davanti una sorta di paese fantasma, dove lavorano per l'estrazione e la lavorazione del petrolio. Ci giriamo attorno senza capire da che parte si entra fino a che non passiamo affianco ad un cancello chiuso per riuscire a scendere al paese. Incontriamo un uomo a cui chiediamo se possiamo mettere la tenda da qualche parte. Lui ci accoglie con un gran sorriso ci dice di seguirlo, passa per un ufficio dove dice qualcosa ad un suo collega, poi ci porta in una struttura dove ci sono solo stanze (per gli operai) cerca un po' alla fine fine ci offre una una stanza bella grande con due letti e bagno privato dicendoci che se ci piace possiamo accomodarci li. Noi ci guardiamo in faccia e gli chiediamo quando ci viene a costare una cosa cosi' ma lui sorridendo ci risponde che non c' e' nessun problema, che possiamo stre li e accedere alla mensa per mangiare e bere tutto quello che vogliamo perchè li ce nè in abbondanza!Ringraziamo infinitamente e siamo strafelici di avere tanto lusso a gratis!!!A cena passiamo la serata a parlare con gli operaia della planta di petrolio. Altra occasione che ci conferma la generosita' e l'ospitalita' di questa gente! La mattina dopo ci svegliamo di buon ora facciamo una colazione straabbondante salutiamo gli operai che vanno al lavoro e ci rimettiamo sul ripio. Dopo 50 metri torniamo indietro con una gomma bucata e un raggio rotto. Ci mettiamo al riparo in un ex supermercato e in un paio d'ore aggistiamo quasi tutto, mentre qualcuno viene a farci compagnia con un caffe' e due chiacchiere.
Quando finalmente ci rimettiamo sulla
strada il vento soffia gia' forte. Facciamo un ottantina di chilometri
di ripio e calamina con il vento che ogni tanto ci soffia
fastidiosamente di lato facendoci fare una gran fatica ad avanzare. A un
certo punto inizio a maledire tutte le curve a destra che ci mandano
nella direzione opposta del vento! Arriviamo di nuovo alla frontiera,
passiamo prima quella cilena poi quella Argentina e finalmente ci
ritroviamo di nuovo sull'asfalto. Siamo a San Sebastian che pero' sembra
essere solo un nome sulla mappa. Di fatto a parte un osteria chiusa non
c'e' nient'altro. Iniziamo a cercare un posto dove poter mettere la
tenda, insieme a una altra coppia di cicloviaggitori che nel frattempo
sono arrivati da Porvenir. Ci dicono che altri ciclisti gli avevano
parlato di un una stanza alla frontiera riscaldata con la possibilita'
di cucinare e addirittura di fare la doccia. Non riusciamo a capire dove
possa essere perche' ci guardiamo intorno e a parte i bagni pubblici
non vediamo nient'altro. I bagni pubblici!!!!!Tra il bagno delle donne e
quello degli uomini c'e' una sala d'attesa riscaldata con una piccola
cucinetta all'interno! incredibile!!!!Abbiamo tutto!!!
Chiedendo ad un
gendarme ci da la chiave per una stanza accanto al bagno degli uomini
dove possiamo anche fare una doccia! Passiamo la notte li al caldo con
gli altri due cicloturisti canadesi una ragazza basca e un ragazzo
messicano che arrivano nella notte mangiando e riposando pronti pere
ripartire sull'asfalto per le ultime tre tappe di questo meraviglioso
viaggio. Ora siamo in un ostello a Rio grande mancano poco piu' di 200
km per Ushuaia. Speriamo che sole e vento ci accompagnino per
attraversare la cordigliera e fare le ultime fatiche di questo
meraviglioso viaggio!!!!
Ushuaia 2200 km!!!!!!
Partimo verso Tolhuin e il paesaggio inizia a cambiare. Lentamente ci accorgiamo che stiamo lasciando la pampa e iniziamo a vedere sempre piu' alberi e sempre piu' verde.Tolhuin e' una cittadina carina che si trova sul bordo di un lago circondato da montagne, dove l'attrazione principale sembra essere la Panaderia La union dove ci dirigiamo subito perche' indicata da altri cicloviaggiatori incontrati lungo la strada. Il padrone della panaderia infatti pare essere un ciclista che mette a disposizione dei cicloviaggiatori una stanza con alcuni materassi e un bagno. Putroppo non abbiamo l'onore di conoscerlo infatti uno dei suoi operai che ci accoglie ci dice che in questo momento non c' e' perche' sta percorrendo la cordilliera al Nord di Mendoza a cavallo!!!!Approfittiamo della gentilezza e dell'ospitalita' e quando ci mettiamo a guardare il libro degli Ospiti troviamo anche la dedica dei nostri amici cicloviaggiatori che erano passati due mesi prima.
Sapere che anche loro sono passati per di li, dopo che avevo seguito il loro viaggio attraverso il blog (www.pinzanet.it), mi fa uno strano effetto!!!Sono sicura che ci ritroveremo a raccontarci quello che in momenti diversi abbiamo condiviso! Approfittimo nella panaderia per assaggiare tutte le paste possibili immaginabili e le buonissime empanadas, e dopo un paio d'ore che siamo li veniamo raggiunti anche dai due ragazzi canadesi con i quali avevamo gia' condiviso la notte alla frontiera a San Sebastian. Con noi c'e' anche un ragazzo nord americano. Nel magazzino della panaderia ci prepariamo caffe' e ci mettiamo a chiacchierare fra di noi e con i lavoratori che ogni tanto passano di li e ci dicono qualcosa. Guardando loro e altri cicloviaggiatori incontrati sulla strada ci si rende conto di quanto prima di partire si spenda tempo per chiedere consigli sull'attrezzatura migliore, o il modo migliore per viaggiare e di quanto alla fine non si trovi un cicloviaggiatore uguale ad un'altro, ma come ognuno personalizzi il proprio mezzo e la propria attrezzatura e gli obbiettivi stessi del viaggio siano tutti diversi!
La mattina dopo ci aspetta l'ultima tappa. Ci svegliamo prestissimo passiamo alla panaderia per salutare e fare l'ultima abbuffata di paste per la colazione e comprare un po' di pane da prendere con noi. Fuori fra un gran freddo e le macchine parcheggiate sono ricoperte da una strato di ghiaccino. Ma ci scaldiamo in fretta appana iniziamo a pedalare.
Ci aspetta una giornata splendida pedaliamo sotto un cielo azzurrissimo e a mattina inoltrata la temperatura e' primaverile. La strada passa in mezzo a montagne, e' tutta in saliscendi, dobbiamo attraversare anche un passo e una lunga costa, ma le salite sull'asfalto si affrontano senza nessun problema. Invece di salutare le persone che incrociamo come abbiamo fatto fino ad ora, ricambio i saluti alzando il pugno in segno di vittoria. Ormai Ushuaia e' vicina e mi viene fuori un energia che non so nemmeno io da dove venga. A venti km da Ushuaia mentre sto spingendo su una salita cantando a squarciagola con le cuffiette riesco miracolosamente a sentire Marco che mi chiama....gli si e' spezzata la catena! Dopo piu' di 9000 km la sua bici non ne puo' davvero piu' e sta chiedendo pieta'! Rimaniamo fermi un oretta sul bordo della strada ad aggiustarla, anzi Marco l'aggiusta. Fermandomi mi viene una stanchezza addosso che riesco quasi ad addormentarmi mentre sono seduta sui sassi!Ripartiamo per l'ultima sbiciclata fino ad Ushuaia. Appena arriviamo al cartello io non riesco a trattenere piu' l'emozione e iniziano a scendermi lacrime mentre rido. Ho stretto i denti fino a quel momento per riuscire ad arrivare fin li, e adesso posso abbassare la guardia!Io e Marco ci abbracciamo siamo emozionatissimi per essere riusciti a raggiungere la nostra meta e tutti i momenti di tensione fra noi che non sono mancati durante il viaggio e' come se venissero vanificati in quel momento condiviso!
Al contrario di quello che immaginavo Ushuaia ci accoglie in una calda e assolata giornata senza vento.
Ora abbiamo due giorni per preparare tutte le nostre cose per il rientro e forse servira' un po' di tempo per metabolizzare questo meraviglioso viaggio e bellissima esperienza!
Qui ci sono tutte le Foto del viaggio....
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E' il terzo viaggio che faccio su due ruote, e ormai faccio fatica ad immaginarmi un modo di viaggiare che sia diverso dallo spostarsi con le proprie forze, immergersi nella natura e calarsi nelle realtà che si incontrano. Non mi piace l'idea di guardare da un finestrino....
Con la testa piena di belle immagini, con la fatica che sento ancora nelle gambe, la mia mente sta già frullando per altri lidi, la voglia di esplorare e conoscere sento che mi sta già accompagnando in una prossima avventura.....
.......Epilogo: Formigine febbraio 2014
Dopo quel viaggio la mia strada e quella di Marco si sono definitivamente separate e ogniuno a ripreso a vivere la propria vita.
Io dopo il viaggio ho vissuto una breve fase di "ritiro", avevo troppa ropa da metabolizzare, poi nella stessa estate sono partita stavolta totalmente da sola per fare un altro viaggio in solitaria: Il cammino norte di Santiago, partendo da Bordeoux in Francia percorrendo con la mia fedele bici 1600 km in due settimane.
Ma mentre pedalavo avevo già iniziato un'altro viaggio....la mia testa vagava tra le alpi in Italia con Anny.
Ci siamo conosciuti una sera prima di partire, è bastato condividere una lunga salita (in notturna) sul Cusna per capire che eravamo fatti della stassa pasta ci è piaciuto il nostro odore e da quel momento le nostre menti non hanno mai smesso di viaggiare insieme. Con Anny vivo la condizione del viaggio quotidianamente e a volte in maniera più estrema di quello che ho vissuto in Patagonia.
Riordinare il diario di questo viaggio però mi ha fatto tornare la voglia di rivivere un avventura del genere, di prendere la bici le borse la tenda e di partire con quello spirito che in Anny ho sempre ritrovato: essere pronti a tutto! In questo momento lui è in Cina per lavoro e non lo sa.....ma la mia mente ha già iniziato a frullare!!!!;-)
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