Primo giorno
Essendo la strada per arrivare alle apuane veramente lunga, decidiamo saggiamente di partire il giorno prima. Dormiamo al rifugio Matanna, da cui parte il nostro sentiero, guadagnando così qualche ora di riposo e di cammino, soprattutto ora che le giornate si sono accorciate di un ora. Siamo io, Mazzi, Anatas, Mirella ed Emiliano a lasciare le nebbie della bassa. Partiamo sabato pomeriggio, la nostra destinazione sono le alpi apuane che solitamente siamo abituati a vedere dal crinale del nostro appennino.
Arriviamo con il buio verso le 20:30 di sera. Siamo accolti da un via vai di bambini che ci salutano, da cani di ogni razza e da una signora con l'accento toscano che ci accoglie come se fossimo anche noi di famiglia.
Dopo aver preso posto nelle camerate ci fanno passare alla sala da pranzo. Il nostro tavolo è già pronto, una bottiglia di vino rosso da due litri è già in bella mostra al centro. Con questo ulteriore particolare ci sentiamo ancora di più a nostro agio. Una doverosa nota di merito va fatta alla "scarsa" cenetta che ci hanno preparato a base di antipasti di salumi, formaggi, pane e sottoaceti, due primi sia in versione veg* per me e Mirella che non, abbondanti secondi e il dolce. Tutto cibo autoprodotto e fatto in casa...il posto merita anche solo per il palato!!!
Il mattino seguente dopo un altrettanto abbondante colazione lasciamo il rifugio per incamminarci di buon ora verso il sentiero 109 che parte proprio alle sue spalle.
La giornata è splendida, i colori dell'autunno ci regalano panorami veramente bellissimi. Il sentiero tra bosco e crinale non presenta grosse difficoltà.
Davanti a noi l'imponente cima della pania della croce e sulla nostra sinistra il monte procinto.
Proseguiamo sul 109 fino allla foce di Petrosciana dove il sentiero si divide, da una parte una ferrata che sale sul crinale, dall'altra una più comoda via in mezzo al bosco. Qui io, Anatas ed Emiliano indossiamo l'imbrago e iniziamo ad arrampicarci sulle rocce. Mazzi e la Miralla ci guardano per un po' dal basso verso l'alto mentre noi iniziamo ad "attaccare" la roccia, poi ci salutano e prendono il sentiero.
Parto per prima, in teoria per dare delle dritte a Emiliano, mentre Anatas chiude il gruppo. Invece di fare da guida però, mi perdo a guardare il panorama, senza considerare nessuno. Mi rendo conto di essere davvero una pessima "guida" anche se in realtà, pur essendo poco esperto, Emi se la cava davvero bene, senza problemi sale sicuro. Dopo la ferrata ci ritroviamo di nuovo con Mazzi e Mirella e in poco tempo raggiungiamo il monte Forato che è di una bellezza davvero rara! Lo ammiriamo durante l'avvicinamento, da sotto l'imponente arco e in fine sopra di esso, dove facciamo una breve sosta per rifocillarci e riprendere un pò le energie.
Mantenendo sempre il 109 arriviamo ad un altro bivio, le foci di valli.
Da qui inizia una dura e lunghissima salita per arrivare sulla cima della Pania della Croce. Ogniuno sale con il proprio passo e la salita non molla fino a che la roccia non prende il posto del prato. Qui ci troviamo di fronte ad un altro bivio: da una parte il sentiero ufficiale che continua sulla costa sotto la vetta, dall'altra si sale sulla cresta rocciosa per raggiungere il punto più alto della cima. Mazzi e Mire scelgono di proseguire per la via normale, io Emi e Anatas iniziamo ad arrampicarci sulla roccia. Il sentiero ci impressiona per la pendenza e l'esposizione, ma per fortuna gli appigli si trovano sempre abbastanza facilmente. La fatica è tanta, ma nel momento in cui alzando lo sguardo intravedo la croce sulla vetta, mi viene quasi da "correre" per raggiungerla. Le nuvole sono sotto di noi e ci circondano. I raggi del sole, penetrandovi in mezzo, creano splendidi giochi di luce rendendo ancor più emozionante il panorama: difronte a noi, come per incanto, spunta il mare , dietro invece si affacciano le montagne del nostro adorato crinale.
Rimaniamo in vetta per un po' a godere di quello spettacolo unico che solo la natura può regalarci. Poi riprendiamo il cammino sulla cresta e iniziamo a scendere per un ghiaione e in poco tempo arriviamo al rifugio Rossi. Qui troviamo Mazzi e Mirella che ci aspettano e che, invidiosi del nostro racconto, ripartono subito per raggiungere anche loro la vetta.
Io Emi e Anatas non facciamo in tempo a mettere giù gli zaini che andiamo ad ordinarci una birra, ma sono solo le 15:30 e io ho ancora voglia di camminare.
Mentre Emi rimane a riposare, io e Anny riprendiamo il sentiero dietro al rifugio che porta alla Pania Secca.
Arriviamo solo fino ad un certo punto perchè per raggiungere la vetta ci vorrebbero quasi due ore e, pur avendo la frontale, non vogliamo rientrare con il buio.
A fine giornata ci ritroviamo tutti al rifugio, posto carinissimo che sembra più che altro un bivacco gestito.
Oltre ai due gestori ci siamo solo noi, un'altra coppia e un ragazzo toscano che è li da due giorni ed è già di casa. L'atmosfera diventa subito famigliare, si chiacchiera, si beve e si spilucca mentre i gestori ci preparano la cena. Una volta pronta, decidiamo di unire i tavoli e di mangiare tutti assieme.
Chiacchierando scopriamo che il sentiero che avevamo intenzione di fare il giorno dopo è diventato impraticabile per le piogge dei giorni precedenti e quindi ci toccherà cambiare un po' il nostro itinerario.
Nel frattempo il sole cala e lascia spazio ad una notte con un fantastico cielo stellato. Il gestore ci avvisa che alle dieci staccherà la corrente ma con la sana stanchezza che ci sentiamo addosso nessuno di noi fa fatica ad addormentarsi....
Secondo giorno
La sveglia del cellulare che mi sono dimenticata di togliere mi ricorda che sono le sei e quaranta del mattino.
Per correre a spegnerla caccio i piedi giù dal letto (a castello) rischiando di spaccarmi una gamba!!!Spenta la sveglia butto l'occhio fuori dalla finestra e vengo immediatamente catturata dai colori magici dell'alba.Dormono ancora tutti. Io senza pensarci due volte mi butto una coperta del rifugio sulle spalle prendo la macchina fotografica e vado fori per scattare qualche foto.
Il silenzio e i colori dell'alba hanno un fascino irresistibile per me. Torno dentro al rifugio e per non perdere nemmeno un momento mi infilo gli scarponi senza nemmeno le calze per andare verso la pania secca a vedere il sole che si alza.
Mentre cammino in mezzo all'erba bagnata sento dei rumori di foglie e frasche che si muovono. Quando mi giro vedo un gruppetto di cinque mufloni. Mi fermo a guardarli e si fermano anche loro...
Mi sento decisamente una privilegiata a poter godere di momenti come questo a stretto contatto con la natura. Riprendendo a camminare raggiungo una collinetta ai piedi della pania secca da cui posso vedere la vallata immersa nella foschia dalla quale spuntano le vette più basse e il sole che sorge all'orizzonte.
Intorno a me la natura regna sovrana mi ci sento parte e godo di questo momento fino a che le mani non mi fanno male dal freddo. Mentre sono sul sentiero verso il rifugio con la mia coperta sulle spalle Emi e la Mirella da lontano mi scambiano per una "vecchia" e mi riconoscono solo quando li saluto da vicino....residui di alchool dalla sera prima?!!!
Tempo di aggiustare lo spallaccio del mio zaino che si è scucito e ci rimettiamo tutti in marcia verso la pania della croce riprendendo il sentiero 7. A foci di valli le nostre strade si dividono nuovamente. Io e Anatas che vogliamo fare anche la ferrata del monte procinto prendiamo il sentiero 131 che ci permette di accorciare un po' i tempi, mentre Mazzi la Mire ed Emiliano scelgono la via più lunga per foce Mosceta.
Camminiamo tra bosco e prato in un bel sentiero panoramico di mezza costa. Mentre siamo nel bosco abbiamo un altro incontro con i mufloni. Questa volta per un attimo abbiamo paura che ci vogliano caricare, in realtà probabilmente vogliono solo scappare perchè ci troviamo sulla loro traiettoria. Ci passaono vicinissimi uno di loro fa un salto enorme davanti ai nostri occhi. Dallo stupore oltre che a rimanere a bocca aperta io rimango inerme con la mia macchina fotografica in mano....una foto la scatto si, ma agli alberi!
Al bivio di Foce petrosciana imbocchiamo per un tratto il sentiero 6 poi l'8 che ci porta in direzione del procinto. Dai consigli della coppia che era al rifugio la sera prima iniziamo a camminare con il naso per aria per trovare l'attacco della ferrata. Come ci era stato detto non è nè segnata nè evidente. Infatti per pochi metri ci tocca di tornare indietro quando ci accorgiamo della scaletta. Solo quando sono ai piedi della ferrata mi rendo conto che si sale e si scende per la stessa via.....me lo avevano detto, l'avevo anche letto, ma non l'avevo mica capito!!!! E' la prima volta che mi capita di fare una ferrata che non ha altre vie di rientro! Ma data la conformità del monte (fatto a panettone) in effetti non può essere altrimenti.
Iniziamo a salire su per una scaletta che ci conduce fino alla roccia e da dove iniziamo ad arrampicare. La ferrata anche se esposta non è particolarmente difficile gli appigli si trovano sempre e la vista è bellissima.
Altra vetta raggiunta in due giorni! Altro panorama mozzafiato, altro regalo della natura!
La ridiscesa risulta meno difficile di quello che ci si aspettava e in poco tempo siamo di nuovo sul sentiero. Neanche a farlo apposta appena giù dalla ferrata sentiamo le voci degli altri. Tempismo perfetto!!!Il gruppo si è di nuovo ricompattato e siamo tutti soddisfatti del giro che abbiamo fatto! Dal sentiero 5 riprendiamo la via verso il nostro punto di partenza arrivo affrontando ancora un po' di salite.
Arriviamo al Matanna che il sole sta già calando. Non potevamo non finire il nostro giro fermandoci al bar per bere e rifocillarci, ma soprattutto per fare un brindisi a noi e ai panorami stupendi e ai due bellissimi giorni passati insieme!Come sempre ne vale tutta la fatica......viva noi!!!!
Tutte le foto sono nella gallery!!!